Certe domeniche son proprio quelle della svolta, nonostante l’insonnia, le scalmane della sciura Giulia, i gatti addosso, i caldo, il freddo, i quattro giorni consecutivi di emicrania, le 3 poi le 4, la sete, il bagno, la sveglia alle 6.30. Oggi si va a tapasciare. Lo zainetto del cambio, il vestirsi al buio che lui dorme, la colazione, la tisana, la sbobba con le fragole. La termica, la maglia delle Wir, lo scaldacollo, la musica, i soldi per l’iscrizione. Il vento freddo, il cielo azzurro, che alla fine ieri la Primavera l’ho chiamata ed eccola qua in tutto il suo splendore, la Debora che passa a prendermi precisa.
La tangenziale, il sole alle 7.30 sta già salendo, l’aria frizzante. Andiamo ad Abbiategrasso, oggi le Wir hanno organizzato il gruppo alla tapasciata 20ª Corriamo per l’Hospice, tre percorsi canonici in questo tipo di corse alle porte di Milano: 7, 14 e 22 km. La corsa è quasi tutta su sterrato e si è svolta tra le campagne abbiatensi e i boschi del Parco del Ticino. Il percorso più lungo, quello che ha scelto la metà di noi, si estendeva fino all’interno del bellissimo Parco.
Caffè, bagno, iscrizione. Partenza, che in questo caso era libera dalle 8 alle 9. Partiamo tutte insieme, Simona, Vinci, Debora, Laura, Barbara, Elisa, Valentina, Ale ed io, poi ovviamente si creano i gruppi a seconda dell’andatura. Sono le 9, e abbiamo sbagliato quasi tutte a vestirci. Troppo. Chissà perché quei 10 minuti prepartenza terrorizzano sempre più delle due ore di corsa. Vorrei proprio capire quale strano omino del cervello stamattina mi ha consigliato calze spesse, scaldacollo in pile, guantini, pantalone lungo e, come se non bastasse, pure il gilerino. Ma li mortacci. Si muore dopo i primissimi chilometri.
Il sole è alto, la giornata favolosa, il percorso unico. Cerco di non focalizzarmi sul caldo, faccio tutta la mia corsa, il primo vero lungo pre Stramilano e pre Milano Marathon, con Laura e Elisa. Elisa dopo i secondo ristoro raenta, incontriamo Valentina e Vinci e facciamo dei pezzi insieme ma loro vanno un po’ più allegri di noi. Laura ed io facciamo tutta la corsa in silenzio. E solo per questo è già la mia compagna ideale. Non so neanche se la musica che ha nelle orecchie è accesa. Pochissime parole, ma proprio 3 in croce, e andiamo serene ad un’andatura tranquilla per tutto la corsa, sapendo di dover fare 22 km.
Il percorso è davvero spettacolare, si costeggia i fiume, si entra nel bosco con un sentiero da percorrerein fila indiana, le foglie secche, il terreno asciutto, le radici ben segnalate. Amo questi terreni. Mi diverto molto. Sempre diverso, con panorami che ti sorprendono. Non è, diciamo, rischioso ma di sicuro allenante. Sterrato, sassi, pochissimo asfalto, ma il bosco è davvero bellissimo. Gli uccellini cantano già, una farfalla gialla volteggia su una miriade di Occhi della Madonna. Oggi è arrivata la Primavera. Ci saranno 20 gradi. Uscite dal bosco, la prateria.
I ristori ogni 6 km sono una manna, fa caldo e abbiamo sete. Li facciamo tutti e 3 senza sostare troppo. Ora Vinci corre con noi, e anche Valentina.. qualche passo più avanti. Al 18 siamo un pò provate, ma Laura ha forza di volontà più di me e quindi, anche se vorrei rallentare e camminare, le sto incollata. Non corro un ungo dal ’42, a parte i 17 di due settimane fa e oggi per me è davvero una prova sulla resistenza.
Al 19° una salita spacca gambe e spacca fiato, io cammino. Punto. Che tanto non è che devo vincere niente. Laura non si ferma, quindi poi mi tocca pure raggiungerla.. Siamo contente però, stiamo tenendo un buon ritmo. I 12 km in poco più di un’ora, i 17 in un’ora e 40.. sempre ovviamente escludendo le soste ai ristori!
Finalmente il cartello dell’ultimo chilometro, e no, non è un miraggio! Ci siamo iscritte con riconoscimento quindi sappiamo bene quale sarà il nostro premio all’arrivo, e solo per quello vale la fatica.
All’ultima rotonda Laura, io e Vinci tiriamo dritto sbagliando strada, e per fortuna invece che allungarla la accorciamo e arriviamo al traguardo facendo 21 km e qualcosa, anzichè 22, in un tempo accettabilissimo per essere un allenamento fuori allenamento. Strasoddisfatte, io poi davvero tantissimo. Il ristoro finale è deserto, ma proprio nel senso che non c’è più assolutamente niente da mangiare, ma le sciure, si sa, sono angeli costudi, e ci preparano subito fette di pane e Nutella che divoriamo.
Andiamo a ritirare la nostra meritatissima medaglia che consiste in un salame nostrano dall’aspetto parecchio appetitoso, ci sediamo per riprenderci, tolgo scarpe e calze che mi sento i piedi di un gigante e scopro ben due unghie nere..ma me lo sentivo negli ultimi chilometri. Forse queste scarpe non son state a scelta giusta per la corsa su sterrato, o forse le calze erano davvero troppo invernali. Foto finali di rito, baci bacini e baciotti e torniamo a casa sotto questo sole splendente. Che almeno un’etto di bucatini oggi lo divoro. E poi, totale riposo.