Fanfara, bersaglieri, alpini. Top runner, amatori, famiglie. E noi tre. Cristina, Alessandro ed io. L’Eroica 15-18 è stata una festa per Vittorio Veneto, per tutti i paesi e i borghi che ha attraversato, per noi, per tutti. Una festa faticosa, senza dubbio. Ma piena di significato. Scoprire l’esistenza dell’Eroica 15-18 Marathon a metà gennaio e appassionarsi così tanto da iscriversi, allenarsi, partecipare. E tagliare il traguardo (quasi) con il sorriso.
Mesi tranquilli senza il reale pensiero dell’impresa, dell’altimetria da affrontare, delle salite. Allenamenti più o meno mirati in Montagnetta, ripetute, lunghi e lunghissimi. Sempre fatto un pò per gioco, un pò con convinzione. L’Eroica mi ha entusiasmato subito, evento unico a commemorare il Centenario della Vittoria della Grande Guerra, una Maratona differente, pregna di Valore e di Fatica. Una Maratona dove volevo esserci.
Partiamo da Milano per raggiungere Vittorio Veneto. Ritiro pettorali e maglia, la medaglia, che pesa ben 200gr, è davvero bellissima. Stiamo tutti e tre benissimo. Nella Piazza dedicata ai Caduti, nel centro di Vittorio Veneto, le Autorità tutte presenti, la lettura di brani inerenti alla Guerra e della Canzone di Piero di De Andrè sono emozionanti, coinvolgenti. Piove. La Banda suona La leggenda del Piave e questo momento vale tutto l’impegno che ho messo in questi mesi per essere qui oggi, adesso.
Andiamo a cena, prepariamo le cose per domani. Ognuno con i propri pensieri, i proprio gesti pregara. Le voci degli amici che ti tranquillizzano, o almeno cercano di farlo. Ma in realtà non sono agitata per niente. Spariamo stupidate, ridiamo, ci rilassiamo. Fuori tira vento freddo, da neve. Spegniamo la luce e cerchiamo di dormire. Ancora non abbiamo capito cosa indossare esattamente domani.
La notte passa lenta per me, che non dormo praticamente niente. Sveglia ogni ora, me ne faccio una ragione. Poi alle 5 il sonno arriva e la sveglia suona alle 6.30. Nello zaino mettiamo tutto, corto lungo doppia termica manicotti cappellino scaldacollo guanti sacchetto di plastica. Il cielo è coperto, fa meno freddo di ieri. Nessuno guarda il meteo online, tanto, come va và.
Facciamo colazione e andiamo verso la partenza. Siamo un pò così, non convinti, forse appesantiti dalla pizza, nessuno di noi pare essere al 100%. Il totale degli iscritti alle tre distanze si aggira intorno ai 3000 partecipanti. Più di un migliaio oggi affronteranno, come noi, questa difficile Maratona. Facciamo con calma, optiamo per pantaloni più lunghi rispetto ai calzoncini e non ce ne pentiamo.
I bersaglieri suonano, finiamo il caffè, andiamo a posizionarci vicino ai pacer di riferimento. Gli Eroi dell’Eroica finalmente in grigia. E si parte. Non realizzo mai fino in fondo quello che vado ad affrontare, quando mi iscrivo alle gare. Così in corsa, così nella vita. Vado, mi butto, quel che sarà sarà. Si prova, si vince, si perde. Un po’ una filosofia alla carlona, ne sono ben conscia, ma preferisco non avere rimpianti sulle cose. Mi entusiasmo, ci provo. Quarantadue chilometri immersi in un paesaggio stupendo, il tempo perfetto per tutta la gara, ne freddo ne caldo ne neve ne pioggia, l’ideale.
Cristina e io partiamo con i pacer delle 4h30′. Faccio tutto quello che dice lei, mi affido completamente. E non sbaglio. Partiamo piano, calme, serene. Lei tieni il tempo, il ritmo. È solo un chilometro dopo l’altro, come mi è stato detto la sera prima da un amico. Un km dopo l’altro. E’ una bella visione, no? In effetti se ci pensi è proprio così, e diventa anche più semplice. Al quinto km decido che ogni 5 li dedico a qualcuno, a cui pensare per quella durata. Questo mi ha aiutato molto. Ovviamente, in tutta franchezza, i primi 5 me li sono dedicati a me e così gli ultimi 7.. quelli della sopravvivenza!
Non so neanche dove trovo, a volte, l’energia per arrivare fino in fondo. A me le Maratone non piacciono, sono lunghe sono noiose e le trovo devastanti.
Ma tutto oggi qua vale la pena di essere vissuto. Una gara con panorami molto belli, lungo i fiumi, tra le colline, di fianco a vigneti, come una tapasciata, di cui aveva tutto la tranquillità. Un saliscendi continuo, più sali che scendi, tantissimi ristori e punti acqua, passaggi nei borghi, le signore offrono caffè caldo, biscotti, gente sul percorso a sostenerci, applaudire, organizzazione impeccabile, e poi.
Poi è arrivato il 26esimo km. La tanto temuta Salita degli Eroi. Lunga un paio di km, dislivello micidiale, per me ovviamente, camminavamo tutti. Fine della salite, arrivo dei crampi. A quel punto dico alla Cri di andare, non volevo si fermasse a causa mia, l’avrei raggiunta (illusa!). E invece. Invece con l’avvicinarsi del trentesimo, della stanchezza, della demotivazione avrei dovuto tenerla incollata a me col Bostik! Non so cosa mi sia saltato in mente di lasciarla andare..
14 km da gestire da sola. Mica facile eh. Le salite parevano finite, riesco a a riagganciarmi ai pacer delle 4 ore e 30 intorno al 36°, forse, non ricordo, così gli ultimissimi km li ho fatti con loro. Davvero non ne avevo, ne potevo più. Ma adesso era tutta (quasi) discesa e mi lascio andare, il corpo si muove per inerzia, le gambe, le spalle, i pensieri, la fatica.
I cartelli a segnalare i km, uno dopo l’altro e la cifra che manca all’arrivo diventa di un numero solo. Poi svolto l’angolo e l’arrivo è lì, a 300 metri, il tappeto che mi porta al traguardo è la nostra bandiera, gli ultimi passi della Vittoria li corro sulla bandiera italiana e a quel punto l’emozione sale, cerco di trovare proprio l’ultimo barlume di lucidità per fare un minimo scatto che manco so dove ho trovato dentro di me, e la Gloria è solo finalmente tutta mia. E con lei la medaglia, le parole e l’abbraccio della Cri, l’orgoglio che sento dentro, del risultato, di essere qua, di aver finito bene, di aver fatto parte di questo evento unico, meraviglioso e storico, che non so, non ho altri pensieri. Una medaglia che toglierò con fatica, di una bellezza e un significato incredibili. Un’ultima Maratona indimenticabile.
La strada scorre veloce sotto di noi, la neve scende copiosa e tutto intorno è bianco. Stiamo tornando a casa, siamo in macchina ed è tutto, per me, avvolto in una bolla. La medaglia al collo dal gorno prima, guardo fuori dal finestrino della macchina e scendono le lacrime. L’emozione finalmente viene fuori. Penso a tutto quello che mi ha portato, in questi mesi, a compiere quella che è stata davvero un’impresa Eroica.
E insomma, non è la mia distanza, sarà anche l’ultima, ma la corsa è roba forte! I ringraziamenti, così importanti questa volta, li faccio tutti di persona con un buon prosecco!
Bravi tutti quelli che hanno partecipato, che hanno osato sfidarsi solo per avere il grandissimo onore di esserci, per commemorare un anno storico, per ricordare i nostri nonni senza i quali non saremmo qua, bravi i volontari gentili, sorridenti e simpatici, gli organizzatori perchè era tutto perfetto compreso il meteo e so che anche questo è merito vostro, a chi ha disegnato la medaglia che è uno dei motivi per i quali ho voluto partecipare, bravi tutti. Bravi noi! Che se sei motivata e hai vicino persone più motivate di te, si può fare tutto.
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