Sai quando ti alzi la mattina del giorno dopo una gara e sei tutta rotta ma felice e ti chiedi perchè ti annoiavi tanto? Ecco, oggi per me è così. Il giorno dopo la Garda Trentino Half Marathon, con tutti quei bei dolorini alle gambe che ti fanno tenere bene a mente la corsa di ieri. Faccio un calcolo veloce, ma non velocissimo, della mia ultima mezza maratona e mi rendo conto, con una certa perplessità, che risale addirittura a ben 8 mesi fa. Otto lunghissimi mesi, questo il tempo che è passato dalla Stramilano, ultima mezza prima della Maratona. Poi il nulla. Non proprio assoluto, ma quasi.
Dopo averci messo non so quanto per decidere cosa mettere in valigia, freddo caldo pioggia vento sole chi può dirlo, con Mirtillo che controllava le scelte e non sempre condivideva, sabato dopo pranzo saliamo in macchina per raggiungere Riva del Garda, la location dove partirà la gara. Un viaggetto di un paio d’ore, poco più, e andiamo diretti al Palafiera per ritirare il pettorale e fare un giro al village, dove gli stand propongono dai gel alle scarpe, dai gambali a tutto l’abbigliamento per correre, dall’arnica ai volantini di altre gare. Stiamo lì qualche ora, mangiamo qualcosa di tipico, speck, formaggio, pane alle noci, strudel a fronte di una offerta libera, direttamente lì nel padiglione, insieme a Frankie, Presidente del Team Spartans, la società Fidal di cui faccio parte, e Carla. Poi andiamo a ritirare il pacco gara e il pettorale tutti insieme. Mentre ci aggiriamo alla ricerca di un caffè, dal palco vengono presenti gli Orsi, i pacers per la mezza, e gli Orsetti che accompagneranno i partecipanti della 10k, novità di quest’anno.
Andiamo verso l’hotel, ci sistemiamo e iniziamo a preparare le cose per domani, ognuno con i proprii riti. Svuoto il pacco gara, che è ricchissimo. Cose di ogni genere escono dal sacchetto, nonchè una bellissima sacca-zaino brandizzata GTHM. Davvero molto utile, e comunque un regalo tecnico diverso dalla solita maglietta. L’appuntamento per la cena è alle 8 nella hall. Una cena pantagruelica…aiut! Affettati, canaderli al formaggio e burro, tagliolini al salmone, polenta con formagella fusa e semifreddo di castagne. Non ce la posso fare, giuro. Ma comunque mangio tutto, ovviamente. E poi, tutti a nanna! La notte non è delle migliori, mi sveglio già stanca che in camera faceva molto caldo e mi sento dita di mani e piedi gonfie. Scendiamo per la colazione, poi torniamo a chiudere la valigia e a fare le ultime cose, spillare il pettorale, infilare il chip nelle stringhe, decidere se optare per il pants corto o lungo. Non piove, ma l’aria è frizzantina. La gara parte alle 10, quindi non dovrebbe fare eccessivamente freddo. Via dai, pantaloncini, termica lunga e maglia lunga più gilerino antivento, guanti e scaldacollo. Sono pronta.
Ritrovo con gli Spartans, incontro anche due Wir, Susanna e Anna, solita coda per il bagno, ma veloce, e andiamo in griglia. Non fa freddo, fortuna che non ho messo il pantalone lungo. Partiamo puntali. Saluto Robi che ha ovviamente obiettivi diversi dal mio, che conto solo di finirla degnamente, magari in 2.10 se riesco. Nell’ultimo mese ho solo corso dei 10km, e giusto sabato scorso avevo provato a fare un 16 per mettere qualche km.
Per la prima volta nella vita decido di mettermi al polso una di quelle fascette di carta che ti indicano il passaggio che devi avere per ogni km, per arrivare al traguardo nel tempo che ti sei prefissato. Stavolta voglio crederci e provare a chiudere la Mezza in 2.05. Mi rendo conto, per tutta la durata della corsa, per lo meno finchè non lo rompo, che è molto utile e che invece di mettermi ansia mi tranquillizza parecchio. Vado serena per tutti i primi km e sono quasi sempre sotto, all’inizio di 1-2 minuti, poi anche di 3-4. Sapevo già dalla partenza che mi sarei fermata, a un certo punto. Che in corsa, si sa, la pausa caffè è sostituita dalla pausa pipì, e che l’unico problema è trovare il posto giusto. Arrivata al decimo, non resisto più e so che non si fa in gara, Roberto me lo dice sempre, ma ho messo in pausa il Garmin.. e vabbè almeno so esattamente il tempo che perdo!
Il percorso che si profila è molto vario e ondulato, tutto asfalto, le strade sono larghe, i runners moltissimi. Costeggiamo il fiume Sarca su una strada molto bella, siamo circondati dalle montagne, concentrarmi sul panorama mi aiuta a non pensare ai piccoli dolorini che sento, tra dita indolenzite e ginocchia capricciose. Passiamo sotto una galleria, corriamo a ridosso di tanti vigneti, giù in un sottopassaggio, incrociamo i partecipanti della 10 km che sono sulla ciclabile, che per noi sarà la via del ritorno. Di pubblico non ce n’è molto, ma tifano con partecipazione, non ci sono grosse salite e quindi neanche discese, alla prima curva una raffica di vento bello fresco ci risveglia, abbiamo un pò di controvento, ma devo dire che la temperatura è perfetta, tanto da farmi togliere guanti e scaldacollo.
La fascetta a l posto mi dice che sono sotto di quasi 5 minuti dalla tabella di marcia. Tantissimo. Sto bene e continuo a correre. E faccio anche foto, ma stavolta senza fermarmi..che almeno questo l’ho capito che ti porta via tempo. Arriviamo sulla ciclabile e all’improvviso ecco il lago di Garda in tutta la sua grandezza, davanti a noi un panorama mozzafiato. È meraviglioso, peccato non ci sia un raggio di sole a far risplendere tanta bellezza, ma anche così è uno spettacolo notevole. Arriva finalmente il 18esimo km, e inizio ad avere i primi segni di cedimento. Al 19° decido, con una certa consapevolezza dell’inutilità del gesto, che è ora di prendere un integratore. Al 19°. Furbissima proprio. Ora c’è un cambiamento nel percorso, si corre qualche metro sulla ghiaia, sul prato, l’asfalto è sostituito lastriconi di pietra, siamo in un parco, la volontaria sul percorso ci dice che mancano 500 m ma l’orologio segna che siamo ancora a 20,2 e quindi no cara mia, non mancano 500 metri!
Ci sono momenti, in gara come in allenamento, che pochi metri sembrano un’infinità, che gli ultimi non passano mai mai mai, a me è successo ieri quando ho girato in quella che speravo fosse l’ultima curva e mi sono ritrovata nel centro città. Ti aspetti che il gonfiabile del traguardo sia proprio lì e invece non c’è niente. Neanche in lontananza. Ecco. Così ieri. Si corrono questi ultimissimi metri con i medagliati che si avviano alle loro macchine, il tifo copioso e il traguardo che non arriva. E poi finalmente, si. Diobono, eccolo lì!
Raccolgo le ultime forze, forse dovute dall’integratore, metto le gambe in spalla, tiro fuori il sorriso migliore anche se sono distrutta, alzo le braccia in cielo che la vittoria è lì. Lì che aspetta me. Ed è finita. Cesare mi fa una foto nel momento di maggior devastazione, ma anche soddisfazione, e il mio primo abbraccio è per lui. Talmente devastata che non volevo neanche pubblicare la foto. Ma insomma, dopo 8 mesi di astinenza ci sta anche che arrivi distrutta.
Felicissima. veramente. Il timer segna 2.04, il Garmin 2.01. Quindi, naturalmente, ha ragione il Garmin, che c’è sempre da tenere in considerazione il gap. Comunque sia, dopo 8 mesi senza mezze, con allenamenti sporadici e nell’ultimo mese solo corsa da 10km, direi che sono stata brava. Molto brava, anzi! Roberto è all’arrivo ad aspettarmi e a farmi una foto, e poi lo abbraccio e mi viene quella roba lì, quel magone che sono lacrime, fatica, sprint finale, gioia. E poi andiamo, felici entrambi del risultato, a ritirare la sudatissima, per me, medaglia. Cerchiamo la navetta che ci riporterà al Palafiera, dove è allestito un mega buffet e addirittura la banda che suona (Vagabondo che son io?!?), recuperiamo la sacca con gli indumenti del cambio, salutiamo Frankie, Carla, Anna, Susanna, Michela.. tutti contenti dei propri risultati ottenuti. Ci avviamo alla macchina, di corsa (ancora?!) in hotel per una doccia velocissima e poi raggiungiamo tutti gli Spartans al ristorante, che è ora di goderci cibo e vittoria.
FARE SPORT È UNA FATICA SENZA FATICA · Gabriele D’Annunzio