Running with the Hippos. Milano Marathon, la fredda cronaca

Ci sono giorni in cui sai che hai appuntamenti importanti, allora punti la sveglia e in base alla dose di ansia che hai addosso, apri gli occhi qualche minuto prima della sveglia.

Sveglia ore 7. Ore 5.25 giro per casa indeciso se bere un tè con un cucchiaino di miele, o se iniziare a vestirmi per arrivare in tempo all ‘appuntamento delle 8.30. Ore 5.30 mio figlio grande mi segue in bagno: «Papino perché ti stai soffocando dentro questa calzamaglia nera?». «Amore, perché ci sono momenti nella vita di un uomo in cui l’attesa è essa stessa piacere dell’attesa che è un piacere». Scorgo sguardi interrogativi, mi rendo conto che le sue giovani orecchie non sono ancora pronte a questi miei arzigogolati racconti per cui mi rifugio in un salvifico «fatti i fatti tuoi e torna a dormire». Ma non sono nervoso, NO NON SONO NERVOSO EH!!! D’altronde chi è che potrebbe mai essere nervoso dovendo fare un pezzo di maratona con 3 scalmanate che corrono più di Bip Bip mentre io corro come un ornitorinco?
Ore 7.30. Ho già salutato tutti i presenti in casa almeno 18 volte. Io andrei. Se l’ansia fosse elettricità, A2A, scostati che al mio quartiere ci penso io.
Ore 7.45. Ho parcheggiato sotto l’ufficio. Prima decisione importante, come arrivo alla partenza? Calcolando che l’ufficio è alla fermata della metro di Lima e la 0artenza Porta Venezia. Cinquecento metri in totale. Beh, potrebbe essere corretto fare un po’ di riscaldamento, fletto i muscoli (cit), sento il vento sulla faccia. Arriva la metro (dai ma che ci avevate creduto?!).
Ore 8.00. Sono in zona Porta Venezia. Trovare varchi e ingressi corretti è impresa degna dell’interpretazione della sibilla cumana, vengo instradato da persone diverse verso ingressi diversi. Alla fine seguo la saggezza del popolo: la coda. Lì dove bovinamente ci si ammassa in maniera disordinata, lì è il sacro ingresso.

Vedo gente intorno a me, tanta. Moltissimi parlano solo di corsa e di Maratona, tanti altri di preparazione atletica, alcuni tirano fuori il cellulare per mostrare le prestazioni delle domeniche precedenti.. inizio a pensare che quella sia la mia strada, cerco delle foto di un pollo arrosto e di un divano da mostrare con orgoglio, ma tocca a me, controlli di sicurezza e sono dentro. Io e la mia ansia.

Lo spettacolo di una Maratona cittadina è degno di esser vissuto anche solo per la condivisione di umano calore, rispetto e stima che vige tra tutti i partecipanti. Si entra in un mondo meraviglioso fatto di integrazione, di abbracci e di pacche sulla spalla dati con reale voglia di incitazione.
Gli stand delle onlus testimoniano come ci siano persone che restituiscono tanto alla società, molto più di quanto spesso ci si fermi a pensare. Quanto impegno, quanta energia, quante emozioni.

La partenza della Maratona è un momento toccante. Filippide caro, se tu sapessi quante persone si impegnano sulla tua leggenda! I volti sono tesi, questi sono quelli bravi, quelli che corrono davvero… sento parlare di 3 minuti al chilometro, guardo le mie cosce ed il cervello subito pensa: Fratè, non ci pensare neanche… birretta?!
SBAMMM parte la Maratona, guardo la gente sfrecciare, sale l’ansia, tra 45 minuti tocca a noi, cerco le mie frecce. Dopo soli 292 messaggi riesco ad incrociare Elisa. Prontissima, tesa, con una buona carica elettrica di ansia anche lei. Ci salutiamo, ci sfioriamo e ricarichiamo il gruppo elettrogeno di due stand vicini. Ci raggiungono Bonny (qua il suo racconto) e Lu, non senza aver baciato e salutato un totale di circa 5300 persone, che si fermano in adorazione davanti alle due gazzelle. Ma è il momento, accompagniamo Lu alla partenza e ci posizioniamo sulle transenne pronti a vederla passare.

SBAMMM partita la staffetta! Facce sorridenti (tranne i primi, loro corrono per i tempi e per la gloria), facce divertite, facce di chi pensa sticazzi sono 13 km e mò? E poi passa lei, SuperLù, bella come il sole, con il passo fermo e veloce e lo sguardo: sì sì.. andate pure, vi riprendo con calma. Il tempo di guardarla sfrecciare e ci rendiamo conto che è ora di muoverci.

La Lu è andata, recuperiamo i tarallini di Bonny (comoda confezione da mezzo chilogrammo) e cerchiamo di uscire dal village. Sibille cumane all’opera, veniamo spediti in giro. Un poeta per descrivere il nostro girovagare direbbe che giriamo come la m***a nelle tubature, ma alla fine troviamo la strada per la metro. Appena saliti l’ansia di Elisa ricarica la metro e le prossime due generazioni potranno non pagare più il biglietto. Scendiamo e cerchiamo la zona cambio, Bonny sgranocchia i taralliniBarrette proteiche? Scansatevi proprio… la forza è nel tarallino. Osservo estasiato Bonny mangiare, mentre Elisa fa ripartire un autobus fermo in zona con la sola imposizione delle mani.

Guardo l’orologio. È passata circa un’ora… mica sarà già in arrivo Lu? Detto fatto, Lu è su di noi, passa il testimone a Elisa, che parte come uno gnu inseguito da un ghepardo. Dettaglio dell’arrivo di SuperLù: è pettinata, respira come se si fosse appena svegliata e non è sudata. Di fianco a lei, subito la folla in adorazione, gente che si inchina: O divina signora della corsa guardami e fammi abbeverare alla fonte della tua sapienza podistica (hahahhaha). SuperLù si concede, bacia e abbraccia i primi 585 corridori e io inizio a pensare che un euro ad abbraccio e tra lei e Bonny potevamo comprarci uno staterello.

Ci spostiamo in zona Lotto, dovrei partire da qui, usciamo dalla metro e mi sale giusto quel filo di agitazione. Nel film Ovosodo l’ansia veniva descritta come un uovo sodo sullo stomaco, che non va ne su ne giù. Se qualche regista volesse girare un film dal titolo “Bue muschiato farcito con faraona” sono pronto a cedere i diritti. Fendiamo la folla e siamo in zona cambio, la nostra zona. Sono un novizio, un inesperto e soprattutto non sono programmato per correre. Le due donne dotate di teletrasporto se neaccorgono e mi ragguagliano catechizzandomi a dovere, con tatto e cortesia: Non fare il pirla che parte come un pazzo spinto dall’adrenalina. E io: certo certo. Mi raccomando vai piano, non partire forte, anche se sono 7 km e sembrano pochi, non sono pochissimi. E io: certo certo. Dai non fare il pirla su, birretta? (in questo momento il mio cervello mi parla con la voce di Bonny per dissimulare).

Devo ingannarmi, devo prepararmi, metto le cuffie e lascio che la musica, eterna compagna di vita, mi incoraggi. Battisti, il tempo di morire.. machecazzz. Ma il tempo è giunto, l’arrivo di Elisa, il passaggio del testimone, sento le pacche sulla spalla, vai vai vai e mi ricordo un messaggio di Bonny: uomo, fa andà i gamb. Scatto come non mai, supero persone… sto correndo… una sensazione incredibile di libertà!

Guardo l’orologio. 5:30 al km. Non sento il cuore, o sono morto o sto davvero correndo.

Mi gusto il momento, ma ricordo i consigli delle mie signore della corsa… rallento. Mi porto a velocità a me congeniali, vengo superato da una coppia di lumache che vanno verso della lattuga, mi levo le cuffie e mi godo lo spettacolo sulla strada. Le persone che mi incitano, mi urlano, mi danno dei five che ricambio. Supero ancora corridori, maratoneti in zona crisi da trentesimo km, persone che camminano sorridendo. Le maratone cittadine sono un patrimonio di umanità.

Vedo in lontananza il gonfiabile della fine della mia frazione. Tutto sommato mi è passata velocemente. Non ho corso io, mi hanno davvero trascinato tutte le persone lungo il percorso. La zona cambio è un lungo budello, ogni 50 metri un centinaio di numeri… devo solo arrivare a 2288… confortante. Eccole, le vedo, mi aspettano, Lu mi urla: forza Saaaaa!!!! Bonny sta già saltellando sul posto, l’asfalto sotto di lei ha paura, le passo il testimone e vola via. Ansimo, ho il cuore in gola e non sento nulla dal bacino in giù (questa la scrivo a beneficio degli amici che si potranno sbizzarrire in battute grevi via messaggio privato) ma mi sono divertito davvero tanto. SONO FELICE!

Torniamo in zona ristoro, davvero mal posizionata (unica lamentela verso un’organizzazione impeccabile) e recuperiamo mela e bottiglietta d’acqua. Torniamo alla metro, 10 minuti d’attesa…ci assale il dubbio. No vabbè, figurati se Bonny sta correndo così veloce. E invece SI. Bonny sta correndo con la forza di mezzo kg di tarallini nelle gambe, Bonny si sta mangiando la strada (oh metaforicamente eh!).

Morale della favola, ci abbiamo messo più tempo noi in metropolitana che Bonny a fare 11 kmcorr endo. E forse l’unica amarezza che ci resta di questa impresa, il non aver potuto tagliare il traguardo tutti insieme. La delusione è palpabile ma lascia presto lo spazio alla soddisfazione di aver completato la Maratona in 4 ore. Ci vediamo allo stand degli Urban Runners, punto di ritrovo per noi. Foto di rito, recupero la mia medaglia e mi congedo.

Non appartengo a questo mondo, o almeno non ancora. Non conosco i rituali di festeggiamento e preferisco lasciare le mie amiche libere di godersi il pomeriggio insieme a tutti i loro amici, io cammino verso l’uscita, incrocio un tizio vestito da Darth Vader, annuisco,ci salutiamo e mi dice: Che la forza sia con te. Grazie amico, ho un Triathlon da preparare, ne ho bisogno.

P.s. dove si comprano i tarallini di Bonny?

#YouCanBeHero #roadtocesenatico2k18

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