Stramilano. E il muro all’undicesimo, o giù di lì

Che giornata. Sono quasi le 10 di sera e ancora non mi sono ripresa del tutto.
Dio, credo davvero che oggi sia stata la peggior gara di sempre per me, forse anche peggio di una mezza di qualche anno fa a Milano Marittima. E sì che stamattina mi pareva di stare pure bene, a parte il fatto di essermi svegliata con un occhio gonfio come se mi avesse punto un’ape, di aver dormito a singhiozzi, aver bruciato la colazione e aver un certo senso di pesantezza allo stomaco come se non avessi ben digerito la pizza di ieri sera, o forse i due Ferrero Rocher. Comunque stavo bene, allegra, pimpante e quasi puntuale quando Monica si è presentata sotto casa.

Con la macchina siamo arrivate alla metro e da lì ci siamo spostate con quella, con il biglietto del tram ufficiale, stampato appositamente per i movimenti di oggi. In Cairoli beviamo un caffè poi ci incamminiamo verso l’Arena intorno alle 9.10. Il village della Stramilano è ancora semivuoto, piccole file davanti alla segreteria per gli ultimi pettorali da consegnare e davanti al tendone dei massaggi free.

Faccio tutte quelle cose che si fanno prima della consegna della sacca al deposito borse, baci saluti bagno. Aspetto Robi che arriva dal Duomo poi torno in Cairoli da Samantha, alla sua prima maratona. Dovremmo avere lo stesso passo quindi correremo insieme. Ovviamente vale la regola che chi ne ha va.. insomma liberi tutti ci si vede al traguardo.

Poco prima della partenza foto, baci, acqua, bagno. Il rito pre gara, la concentrazione, le risate, l’attesa. Il colpo di cannone è un pò in ritardo. Alle 11.10 si parte.

L’aria frizzantina delle 9 ha lasciato posto, come da previsioni meteo, a un bel caldo. Fortuna che poco prima ho deciso di lasciare i manicotti a Ricky che non corre. Partiamo bene, Samantha tiene d’occhio i battiti del suo cuore, io non guardo neanche l’orologio. Non voglio affrontarla come gara, non voglio viverla come l’anno scorso. Male. Voglio correre bene cercando di divertirmi.

Il bastone del Sempione è sempre piuttosto pesante, seppur sono solo un paio di km, però la bellezza dell’andare e tornare è che ti rendi conto del fiume di gente che c’è. Vedo Ale, velocissimo, Robi, Simone.. e i top runner come delle schegge ancora prima che di entrare in corso Sempione loro lo avevano già finito.

Al primo ristoro dei 5 km  Samantha e io ci perdiamo, quindi da qui in poi ognuna per la propria strada. In quei 5 km è andato tutto benissimo, il caldo ancora non era pesante, il tifo entusiasta sul percorso, e la gente che mi saluta è sempre tantissima.

Dopo il Sempione arriviamo ai Bastioni di Porta Volta, Porta Nuova e poi il cavalcavia di Porta Venezia. Siamo intorno  all’8° km. Prendo una pastiglietta della Enervit, sapendo che al decimo ci sarà il ristoro. Passiamo Porta Vittoria, piazza V Giornate e proseguiamo sulla circonvallazione in direzione Porta Romana.

E lì, tra viale Bianca Maria e viale Caldara, il crollo. Al decimo km e mezzo il MURO. Esattamente come l’anno scorso, quasi nello stesso punto, allora era il 12°, sto male. Respiro male ma sopratutto mi viene questa specie di magone e mi succede solo in questa (maledetta) Stramilano! E così rallento, rallento quasi fino a fermarmi, ma ancora no, non voglio cedere subito, però non respiro bene, e il magone è lì che non va ne su ne giù. E ok che l’anno scorso correvo un pò più forte che volevo stare sotto e 2 ore e poteva starci, ma qua oggi sto andando davvero piano. Incontro Paola che mi chiede se voglio che stia con me, ma no in realtà preferisco star da sola e in silenzio, incontro anche l’altra Paola, amica carissima, che non sapevo neanche fosse iscritta. La vedo sofferente, come me del resto. E come tutti quelli che sono ora lì con noi.

Saranno le 12 e 20. Fa un caldo incredibile, e la Stramilano ha sempre questa connotazione.O diluvia che dio la manda, o il primo cado ammazza tutti, crampi, svenimenti, abbassamenti di pressione. Oggi, la seconda. Che Mezza sofferta. L’ansia, è ansia poi? attacco di panico? voglia di prendere la metro?, non passa. Fino al 16° è un trascinarsi. Bevo a tutti i ristori acqua e sali, mi bagno (poco) agli spugnaggi, il tifo è un pò calato ma trovo sulla strada a incitarmi, nonostante stia camminando, Cristina e poi la Lucy.

Ma son stanca, non sto bene. Le gambe di legno e ancora il drittone del Sempione da affrontare. E sto magone che sta lì. Il Garmin segna quasi un km  in più rispetto ai cartelli sul percorso. Non benissimo.

I tre km più lunghi della storia. Il Sempione, con Giovanna e Anna a sostenere e fotografare anche gli ultimi, me compresa, e con un buffetto sulla guancia che mi ha dato un pò di energia. Sì Giò, vado a prendermela sta cacchio di medaglia. Sto resistendo solo per quella. Il 19esimo, poi il 20esimo e poi forse in lontananza si sente lo speaker della gara. Mi telefonano Samantha, Vinci. Ma non rispondo. Sono ormai alle 2h e quasi e 30 di corsa. Non sono i miei tempi. Sono preoccupati. Neanche alla mia primissima mezza anni fa avevo fatto questo tempo. Forse perché qua al finire della gara mi segna netto 1 km in più.

L’ultima curva. Un supplizio. Non so perchè tutti gli anni mi incaponisco a volerla fare, ma per me è faticosissima. La vivo male, e sto male solo in questa gara. È incredibile sto fatto. Comunque finalmente entro nel parco, un mezzo giro esterno dell’Arena poi uno mezzo in pista. Non ce la faccio proprio più.

Voglio solo fermarmi lontana da tutti. E respirare. E piangere. E respirare di nuovo. Cammino un pò, prendo aria. Vado verso le ragazze e mi faccio mettere al collo sta sudatissima medaglia. Non meritata. Ma non perchè ci ho messo tanto, perchè non si può correre e affrontare una gara in queste condizioni.

Senza allenamento, senza grinta, senza energia. Ritiro, insieme a Roberto, la sacca, mi cambio e ci incamminiamo verso il Duomo per mangiare qualcosa. Ancora non mi sono ripresa e cammino a fatica manco avessi fatto a Maratona. E dopo questa gara, è deciso, la Maratona di Milano non s’addà fà. Non ho la testa, ne le gambe in questo momento. T’immagini 42 km come oggi?!? Ma manco morta.

Ora, è tanto bello correre da soli o in compagnia, sotto la pioggia o con il sole. Ma non si può affrontare una gara di 21 km senza un minimo di allenamento alle spalle. E non tanto per i tempi, che sono relativi, ma proprio per l’immane fatica di correre e camminare per due/tre ore.

Detto questo, non l’ho proprio presa con filosofia sta volta. Una volta a casa sono stata male di nuovo e mi è venuta pure la depressione come se non bastasse, ma una doccia di 30 minuti mi ha reso lucida per almeno 5. Quindi da martedì via con gli allenamenti mirati e sensati. E facciamo ripartire le gambe, e motivare i pensieri e fissare obiettivi più raggiungibili. Correre dev’essere un’emozione positiva, ti deve divertire e far stare bene, ti deve regalare sensazioni buone di cui far tesoro e trasmettere agli altri. Deve esserci costanza nell’allenamento, solo con un pò di dedizione e sacrificio si ottengono dei risultati, e sopratutto si evita questa totale sofferenza.
Tenendo sempre presente che in gara bisogna sorridere sempre, che il fotografo è dietro l’angolo!

Per farla breve..

 Chi vince festeggia. Chi perde spiega | Julio Velasco
L’arte di vincere la si impara dalle sconfitte | Simòn Bolivar

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