Today is the Day. Ebbene sì, il tanto atteso e temuto giorno alla fine, stamattina, è arrivato. Il giorno del Triathlon Olimpico di Milano. Una domenica perfetta meteorologicamente parlando, un cielo azzurro azzurro con nuvole bianche e un filo d’aria per mantenere la temperatura fresca al punto giusto. Si arriva all’Idroscalo con 3 ore in anticipo sulla partenza della batteria femminile, per fare tutto con calma, ma poi il tempo non basta mai.
Che non fossi preparata era lampante, almeno per me, tra Maratona e altre cose che non c’entravano, l’allenamento per il Triathlon è stato così, superficiale, mal gestito e preso sotto gamba. Una tabella iniziata un mese fa, dopo la Maratona di Milano, dove gli allenamenti in piscina sono stati costanti ma ovviamente troppo pochi. Dove due uscite in bici settimana scorsa, qualche lezione di spinning sporadica in tutto l’inverno non sono ovviamente sufficienti per affrontare una gara simile. La corsa poi, con il piriforme in agguato da più di un mese.
Insomma, questo Triathlon per me voleva essere una prova, per capire il mio stato di forma e, col senno di poi, effettivamente non sono in forma un granché. E sebbene sia una sostenitrice del Qualcuno per ultimo deve per pur arrivare, il fatto di essere io stavolta, almeno nella categoria femminile, non è che mi faccia sentire ne bene ne meglio. Ma, appunto, qualcuno per ultimo deve pur arrivare.
ARRIVO E PREPARAZIONE. Parcheggia la macchina, tira giù la bici, monta la ruota, gonfia la ruota, infila lo zaino, il doppio zaino, mettiti il casco, chiudi la macchina, inforca la bici, raggiungi la zona gara, bevi un caffè, vai in bagno, saluta gli amici, cerca la tua squadra (la mia nuova squadra Fitri, la Cnm Triathlon Milano), vai in bagno, mangia il riso, fatti il tatoo con il tuo numero di pettorale, fai le foto, prendi l’antidolorifico, vai in bagno, saluta gli amici, mettiti il body, bevi un caffè, fai le foto con la squadra, saluta le fan girls, vai in zona cambio, appendi la bici, sistema le scarpe da bici, da corsa, le calze, l’asciugamani, gli occhiali, i guanti, i casco, parla con lo staff, fai le foto, torna ai tavolini del bar, infila la muta, caldo, cuffia, tappi, occhialini, lascia lo zaino al deposito. Un attimo e sono già le 12.16. Neanche il tempo di fare una prova in acqua per testare la temperatura. ‘Namo bene.
• SWIM • FRAZIONE NUOTO • 1.500 metri • Via che si va. La batteria delle donne parte alle 12.30, tutte insieme di qualsiasi età. Sono la persona più tranquilla dell’universo e non sto facendo dell’ironia. A piedi nudi sul tappeto, arriviamo al molo e ci spiegano il percorso. Boa, doppia boa, rettilineo poi perpendicolare poi altro rettilineo e molo d’uscita. Entriamo in acqua. fredda ma non freddissima. Verde, qualche alga vicino al molo, ma per il resto direi che va bene. La partenza è da in mezzo all’acqua, non ho manco il tempo di arrivare sulla linea immaginaria che c’è lo sparo. Si parte e come l’anno scorso la stessa sensazione di non respirare, che poi più che una sensazione è un dato di fatto, la muta mi opprime, il body mi opprime, solo l’omino al mio fianco sulla canoa non mi opprime. Prima boa raggiunta a fatica, seconda che neanche la vedo col binocolo, manca l’aria, manca la forza, mi ritiro. No, vado avanti, voglio farlo, morirò ma in gloria. Seconda boa, si gira a sinistra.
Recupero la calma, supero l’ultimo della mia batteria, avrà centocinquantanni ma riesco a superarlo dopo 800 metri di bracciate a caso, di rana, dorso, stile. Altra boa altro regalo, anzi no è ancora lunga, si curva di nuovo a sinistra e si va verso casa, si ma fra altri 700 metri che mica siamo qua a pettinar le bambole.
Zitta e nuota, nuota e zitta. Ora va meglio, le bracciate sono fluide, il respiro ancora un pò affannoso, il panico è passato. Già che ci sono sbaglio traiettoria almeno 3 volte, così allungo di qualche metro il percorso che ne sentivo tanto il bisogno.
Ed ecco che arriva l’orda barbarica della prima batteria maschile, ma stranamente non mi travolge, ne sconvolge. Vedo il molo come un miraggio e lo è perchè non arriva mai, una frazione difficilissima. E fortuna che siamo all’Idroscalo e che non c’è vento che le onde qua di certo non sono di casa. Mancavano solo quelle. Esco tirando un sospiro di solito, stavolta il personale che mi tira su non mi fracassa la tibia e sulla piattaforma è già un bello stare. Sento che mi chiamano, sarà il fan club, ma sono totalmente sbananata e ultima ultimissima delle donne, devo correre nel T1!
Frazione nuoto: c’è da lavorarci su e parecchio.
• BIKE • FRAZIONE BICI • 40 km • Corro corro corro sul tappeto bianco come se mi stessero rubando la bici, la mia amata BlueStar Scott (un’altra volta? no dai) sento le voci, ma non sono quelle dell’omino del cervello, sorrido chissà a chi, nel dubbio metti che sono fotografi e allora sempre allegri bisogna stare. Nella corsa di transizione schiaccia il lap sul Garmin, togli l’orologio, tienilo in bocca, corri, slaccia la muta, leva gli occhialini, sfila la cuffia, corri, arriva alla tua bici, togli la muta, respira, asciugati i piedi, respira, infila le scarpe, i guantini, il casco, respira, gli occhiali, allaccia i casco, togli la bici dalla rastrelliera, corri corri corri e arriva alla fine della transizione e sali finalmente in bici.
E calma, respira. E pedala. E qua, arriva la pace. Bruciano le gambe, ma respiri aria e non acqua, il blu è nel cielo e non sotto di te. Pedala. Non sei più orizzontale ma seduta. Pedala.
E nel silenzio arriva la scia. E la calma. E passano tutti insieme, belli compatti bravi e veloci e li guardi uno per uno e pensi che i body da triathlon sono tutti fighissimi, che anche l’occhio vuole la sua parte, che sono tutti tatuati, e che vanno come matti.
E le donne. La solidarietà e la parola che dicono tutte Attaccati è la più bella del mondo se solo fossi capace, non tanto di andare forte come loro, ma di stare in scia. Sei giri in solitaria, e poi il rientro. Ora manca la T2 e la corsa.
Frazione bici: c’è da lavorarci.
• RUN • FRAZIONE CORSA • 10 km • E no, non ci siamo. Tre giri da poco più di 3 km, fan club in posizione, foto a profusione, male agli stinchi che non si è mai visto, barcolli ma non molli e poi quelli che ti dicono dai che è finita.. E no, non ci siamo. Sono l’ultima degli ultimi no che non è finita, sono ahimè solo al primo maledettissimo giro. Non è finita. Il sole è alto sopra di noi, sono solo 10 km, sono altri 10 km. Ancora 10 km?
Il triathlon è un simpatico sport dove ad ogni frazione di dimentichi quella precedente, come se fossi in un’altra vita o come se fosse stato qualcun altro a fare quello che hai appena finito, ma il tuo corpo probabilmente non dimentica così facilmente come la tua mente. Quindi primo giro a una velocità da lumaca, il secondo miglioro e vado come un bradipo, al terzo poi mi gioco il tutto per tutto andando come una tartaruga. Ancora non ci credo che a un certo punto era arrivato il momento dello sprint. Fortuna che due km prima ho incontrato e conosciuto sul momento Memo, sarà così che si chiama?, ero in palla totale che mi stava salendo di nuovo il panic. Quindi ci sosteniamo vicendevolmente. E taaaac, eccolo lì il traguardo.
Frazione corsa: c’è da lavorare bene sui 10km.
FINISHER. Medaglia virtuale meritata ma decisamente si poteva fare meglio e con meno sofferenza. Lacrime sgorgate davanti a una fetta di crostata alla marmellata e a un bicchiere di coca cola. Poi con il panino al prosciutto e una banana è passato quasi tutto. Onestamente, non sono soddisfatta e la colpa è solo mia.
Si, no, forse. SI: organizzazione, location, pubblico, percorsi, ristori, tutto perfetto e ben gestito. NO: testa, gambe, panico, riso prima della gara. FORSE: il percorso run è molto bello sulla strada che costeggia il bacino, ma correre è un pò fastidioso farlo tra famiglie cani bambini e skate, un pochino troppo pericoloso. Anche se naturalmente il Parco Idroscalo è cosa loro, ma certo diventa complicato correre sopratutto se sei fra gli ultimi.
Non ho capito se è il mio sport, però mi diverto anche se faccio fatica. Tutte tre le discipline vanno riguardate, modificate, migliorate, vediamo se il prossimo vado meglio, almeno psicologicamente. Con il senno di poi ho capito che bisogna allenarsi per bene, con testa e costanza, per non soffrire e per avere più soddisfazione anche a livello emozionale. Detto questo, lo consiglio sempre e comunque. Fatevi un Triathlon, che il divertimento è allo stato puro! Ora vado nel mio angolo a piangere due minuti e poi avanti tutta che non si molla mai!