Verso la Monza-Resegone 2018

Come una storia che si ripete. Come un dejà vu. La convinzione di non volere fare una cosa. Di non voler mai più rifare una cosa. E invece.

E invece mi ritrovo mio malgrado coinvolta, anche se poco convinta, almeno fino a stamattina, a partecipare alla Monza-Resegone. Credo che sarà la cazzata più grossa che farò da quando ho iniziato a correre. Vabbè, ormai ho saltato e ci sono dentro. Poi se sopravviverò ve lo racconto il 24 giugno. Il pippone di oggi non è un post gara, ma il racconto di una prova percorso di avvicinamento alla Monza-Resegone. A parte la sveglia alle 6.30 di questo martedì primo maggio, che diobono ma dormire fino alle 11 mai?, faccio la mia bella e sostanziosa colazione a base di yogurt greco con fiocchi d’avena, fragole fresche, noci, cannella che si sa che il latticino e la frutta sono sempre consigliati prima di una corsa, ci spariamo una simpatica ora di viaggio con un venticello bello frizzante verso Lecco, destinazione Erve. Paese sconosciuto ai più, me compresa. La giornata ha un fine decisamente invitante: arrivare al rifugio Capanna Monza per mangiare polenta e brasato e salamella, e birra.
Ma la polenta te la devi guadagnare, e non è facile. Quindi una volta arrivati tutti a Erve, e siamo 20 persone, caffè bagno saluti foto, ci mettiamo in cammino.

Oggi facciamo la prima prova percorso della Monza-Resegone, Non tutta, naturalmente. Solo la parte più faticosa. Anzi no. Cioè, boh. Non è che lo so con certezza. In ogni caso oggi proviamo gli ultimi km della gara, tolti i 33 che si faranno da Monza a Calolziocorte. Che è un paese sconosciuto ai più.

Partiamo da su, che non fa parte del percorso di gara, per arrivare giù, da dove si arriva partendo da Monza. Chiaro, ma non chiarissimo. Comunque si parte scendendo per 6 km circa, strada asfaltata, macchine bici a bomba.. per lo meno quelle che scendono che quelle che salgono annaspano piuttosto anzichenò. La vista è incredibile. E’ tutto verdissimo, il paese là in fondo, vai a sapere qual è esattamente, sta adagiato nella valle, il lago, il cielo azzurro, lo strapiombo. Andiamo tutti giù a gruppi, chi più veloce chi meno.. ma si sa che a scendere siamo bravi tutti.

Arrivati a Calolziocorte, che trovo un nome bellissimo, caffè bagno chiacchiere foto e ci rimettiamo in strada. Ora si ritorna su. Adesso facciamo il vero percorso della Monza-Resegone. E io smetto di ridere. che poi sono quei momenti lì che veramente ti chiedi: perché lo fai? Perché non leggi un bel libro? Una nuova puntata su Netflix?
Però vado, si corre, si corricchia, si cammina. La strada, le scale, qualcuno cerca di motivarmi ma poi con la testa che ho faccio sempre quello che voglio. Quindi corro, cammino, corricchio. Ansimo. Muoio. Mi chiedo cosa mi ha fatto decidere di iscrivermi a questa corsa, che io odio le maratone, odio le lunghe distanze, ho appena fatto l’Eroica 15-18 che non era proprio una passeggiata. Ma tant’è. Eccomi di nuovo qua a provare una cosa diversa, una cosa nuova. Che poi si fa presto a dire una volta nella vita va fatta. Ma secondo me, anche no. Comunque ormai ho saltato. E ci sono dentro.

Arrivati di nuovo a Erve, ci cambiamo. Via la roba sudata, via le scarpe da corsa. Indossiamo gli zainetti preparati ieri con un altro cambio che ci servirà una volta arrivati al rifugio, le scarpe da trail, una maglia asciutta. Il tempo è perfetto, la temperatura anche. Il gruppo è affiatato, la scampagnata è divertente, serena. c’è chi ha corso la Mo-Re già una volta chi più d’una, chi mai. Tipo me.
Adesso arriva la parte bella, e quella più impegnativa. Calcolando che a questo punto si ha sulle gambe, sulle spalle, nel respiro, nei polmoni, nella testa, sulla pelle salata quasi 40 chilometri. Corsi in notturna, al buio, sicuramente con una certa escursione termica. Si arriva qua stanchi, suppongo. E quello che ti aspetta è una salita di pochi, pochissimi km da affrontare sempre tutti e tre insieme, vicini. Pochi km nei boschi, tra sassi, roccia, radici, terra, torrenti da guadare. Al buio. Nella notte. Insieme. Vicini.

La salita Pra di Ratt è faticosa, ma personalmente la trovo molto meno massacrante del tratto Calolziocorte-Erve. Sarà che sembra una tapasciata, un trail e si sa che la mia preferenza su questi terreni rispetto all’asfalto è totale. Si fa fatica, sì. Bisogna stare attenti e concentrati, sì. Ma la bellezza che ci circonda è quasi stupefacente. Il cielo si vede a tratti ed è azzurrissimo. La temperatura è ancora perfetta. La gamba non fa male, il fiato c’è, il cuore batte e io sto da dio.

Il percorso sale sempre di più, il dislivello di questi 4 km di salita è di circa 600 mt. Poi la vista sulla vallata a un certo punto è da togliere il fiato. Ma qua non si scollina mai, e di spianare non se ne parla. Ma si sale, stando attenti a tutto: radici, rocce, genziane, e camminatori con i cani.

Si sa che a un certo punto arriva il rifugio, che poi sarà l’agognato arrivo della Monza- Resegone. la fatidica Capanna Monza e la sua polenta. Pare, dicono, che quando arrivi a pochi metri dalla Capanna iniziano esserci i fotografi, il pubblico a incitare, applaudire, che non sei morto o forse sì ma sei arrivato e, pare, dicono, che la felicità sia incontenibile. Dicono.

Quindi siamo arrivati fin qua. Oggi solo una quindicina di km, non paragonabile a quello che ci aspetterà a giugno, ma almeno un’idea me la sono fatta. E no, ora la Monza-Resegone non fa meno paura, ma la affronto con più consapevolezza. Forse.

La polenta con brasato e la birra, quasi a fiumi, ce la meritiamo tutta. Ed è forse la più buona di sempre. Ci cambiamo nuovamente per avere addosso qualcosa di caldo. Si mangia, si beve, si ride si scherza. I cellulari non prendono ed è solo una manna. Caffè bagno foto e si torna giù. La strada del ritorno non è la stessa a salire, abbiamo mangiato e bevuto tanto.. scendiamo con calma per i primi metri, forse il primo km, ma adesso è troppo divertente per andare piano. Adesso, per me, è scendere a bomba. O quasi.

La discesa è liberatoria, è vento in faccia, è libertà. Attenzione, concentrazione, ritmo. Piedi nel posto giusto, mani pronte a un eventuale impatto, salti, acqua di torrente, mani sulla roccia, quasi a perdifiato. E’ gioia per il cuore, le gambe, gli occhi, i polmoni. E’ Felicità.

Io credo che, alla fine, forse non sarà la più grossa cazzata che farò da quando ho iniziato a correre. Di certo ne verranno altre. Ma tant’è, bisogna provare tutto che in questo mondo di eroi nessuno vuole essere Robin. Mannaggia a voi e mannaggia a me.

#RoadtoMonzaResegone #EroikaUrbanTeam

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